Sala VIII | 8
Volterra gioca un ruolo di primo piano in questa fase, grazie alle risorse economiche del suo vasto territorio e alla forte crescita demografica.
Tra la fine del IV e l’inizio del III sec. a.C. fu costruita una nuova cerchia di mura che, grazie a una cortina lunga circa 7 chilometri, racchiude un’area di oltre 100 ettari, la più grande tra le città dell’Etruria. Nel 295 a.C. la vittoria romana nella battaglia di Sentino, combattuta nelle attuali Marche contro un esercito composto da Etruschi e Galli, è decisiva per il futuro dell’intera penisola italiana: le città dell’Etruria perdono la loro indipendenza, mentre Roma si afferma definitivamente come principale potenza della penisola.
Le ripercussioni positive di questi cambiamenti politici sono evidenti in tutto il territorio volterrano e, in particolare, nella Val di Cecina che, anche in questa fase, è sempre più “la porta di Volterra sul mondo”, la principale via commerciale che collega la città al Mediterraneo e ai nuovi mercati aperti dalle conquiste di Roma.
Una “piccola aristocrazia di campagna” si radica nella Val di Cecina, favorendo una serie di insediamenti strategici per il suo sfruttamento agricolo e il suo controllo. Tra i centri più importanti di questa vera e propria colonizzazione attuata da Volterra stessa, vi sono Bibbona, Casalvecchio e Belora, insediamenti situati su piccole colline che dominano il territorio e che, utilizzando una definizione dello storico romano Livio, possono essere definiti come castelli.
I visitatori vengono introdotti alle diverse sfaccettature della vita quotidiana di questi insediamenti attraverso la varietà di reperti provenienti dai siti di scavo di Riparbella e Casale Marittimo. I pezzi esposti spaziano dagli utensili utilizzati regolarmente per il lavoro o per la casa, ai corredi funerari delle ricche famiglie aristocratiche.
Notevole era la ricchezza delle classi aristocratiche che risiedevano sulla vicina collina di Belora, lungo la sponda settentrionale del Cecina. La conoscenza dell’area è limitata, ma gli scavi condotti nel 1986 dalla Soprintendenza Archeologica della Toscana hanno portato alla luce una cisterna e una rete di condotte idriche.
Tra i pochi reperti scampati a secoli di saccheggi e scavi clandestini ci sono i resti di preziose corone composte da foglie d’oro e un fiore (diadema) al centro, ispirate alle corone indossate dai re macedoni e dai sovrani dei regni ellenistici succeduti ad Alessandro Magno. L’esemplare esposto nel Museo è ricostruito con elementi appartenenti a diversi esemplari risalenti al III-II secolo a.C..
Caratteristica dell’area volterrana è la produzione di urne in alabastro, pietra e, più raramente, terracotta. Nel corso del III secolo a.C. il coperchio con tetto a due falde, in uso dal VI secolo a.C., viene sostituito da un nuovo tipo, sul quale è raffigurata la figura del defunto disteso su un letto. Il defunto, solitamente appoggiato sul fianco sinistro, è raffigurato mentre partecipa a un simposio, coronato di fiori e con vasi in una mano per bere vino o frutta.
L’urna al centro della stanza è stata rinvenuta negli anni ’60 nella tomba 61/4 della necropoli di Badia di Volterra. Il cofanetto, realizzato con una pietra calcarea, è caratterizzato dalla rappresentazione della leggendaria lotta tra Eteocle e Polinice sul lato centrale principale. Sul lato corto destro, normalmente non scolpito, compare una divinità alata che regge una torcia spenta rivolta verso il basso, simbolo della morte stessa. Sul suo coperchio appare la figura della defunta, appoggiata su un cuscino con il gomito sinistro. La donna, che appoggia l’indice sulla guancia sinistra, indossa una cintura con un diadema sul vestito. La mano destra regge un melograno.
Anche le dimensioni sono eccezionali: la cassa, che misura 90 x 31 x 52 centimetri, è molto più grande di quella di una comune urna volterrana.
L’urna, databile al II secolo, nonostante le sue particolarità, appartiene a una tomba a camera sotterranea, una tipologia diffusa in età ellenistica (IV-I secolo a.C.) presso le famiglie dell’aristocrazia volterrana. Tombe di questo tipo si trovano, oltre che nelle necropoli cittadine, nel territorio, in particolare lungo la valle del Cecina, un passaggio che metteva Volterra in contatto con il Mediterraneo.
Ascolta l’audio guida
SALA 8 | VIII
Parte 1 (2:39)
Parte 2 (3:25)
L’audioguida è stata realizzata in collaborazione con UniTre Cecina A.P.S
L’audioguida è stata realizzata in collaborazione con UniTre Cecina A.P.S.
Ringraziamo in particolare Luisella Ragoni (Vice Presidente UniTre Cecina A.P.S.) e Sally Tunley (madrelingua e insegnante di inglese presso UniTre Cecina A.P.S.) per la disponibilità e la professionalità offerte, fondamentali alla creazione di questo nuovo strumento di accessibilità al patrimonio archeologico cecinese.